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Chiesa di san Giuliano a Selargius

In un accogliente giardino, tra alberi di olivo, arbusti di mirto e piante aromatiche sorge una piccola chiesa ricca di fascino, San Giuliano. Fu costruita in stile romanico forse dai monaci Vittorini tra il XII e XIII secolo su una struttura preesistente utilizzando, secondo un’usanza comune nel Medioevo, parti di edifici di epoca romana.

L’entrata è preceduta da un portico seicentesco a tre arcate dove le colonne e i capitelli, di marmo, in stile corinzio (I secolo a.C.) furono recuperati probabilmente da edifici termali. Tra i suoi elementi decorativi troviamo i pilastrini laterali coevi decorati con motivi floreali. Sotto il pavimento a sinistra è visibile, coperta da una lastra di vetro, una sepoltura di epoca medievale messa in luce negli anni ’80 nel corso di scavi archeologici. Durante gli stessi sono state ritrovate anche altre sepolture con relativi corredi funerari (XI – XII secolo) e reperti ascrivibili a diverse epoche storiche (età preistorica, tardo repubblicana, imperiale e medievale). Il più importante di questi, unico in Sardegna, è il Signa Apostolorum; una placchetta di piombo decorata con il rilievo dei santi Pietro e Paolo che testimoniava l’avvenuto pellegrinaggio a Roma.

Sollevando lo sguardo verso il portale d’ingresso, alla base della lunetta, notiamo due piccole sculture in pietra raffiguranti una testa di bue e una di ariete.

Varcata la soglia ci ritroviamo in un ambiente raccolto, dove le colonne e i capitelli di spoglio sono stati utilizzati in modo sapiente rendendo l’insieme armonioso.

La pianta longitudinale absidata è divisa in tre navate; in quella centrale osserviamo la copertura a capriate in legno di ginepro con intagli tardo romanici e in quelle laterali il tetto, a falda, incannucciato.

Possiamo notare sulle pareti alcune scene di caccia (XIII secolo) dipinte di rosso, che si suppone creassero in origine un fregio che correva lungo tutta la navata mediana e che potrebbero essere utili per l’attribuzione della dedica a san Giuliano Ospedaliere.

Guardando l’abside e voltandosi verso sinistra si nota nella monofora il rilievo di un pellicano, simbolo utilizzato nell’arte cristiana per rappresentare il sacrificio di Cristo.

Gran parte degli arredi liturgici è andata perduta nel corso dei secoli. Rimangono un’acquasantiera del 1664, in origine appartenente alla Parrocchiale, e tre simulacri lignei: un crocifisso risalente al XV-XVI secolo, una Madonna con bambino (forse la stessa citata in un inventario del 1604) e una statua ottocentesca raffigurante San Giuliano a cavallo.

Nell’adiacente casa Collu viene conservato un grande dipinto (1785) in olio su tela opera di Michele Medici raffigurante la Vergine con Bambino tra angeli che consegna il rosario a san Domenico e a san Giuliano mentre sei penitenti della Confraternita del Rosario assistono alla scena. La chiesa infatti è dai primi anni del 1600 sede dell’oratorio della Confraternita come testimoniato dalla presenza nella navata sinistra delle insegne argentee dei Majorales decorate con l’immagine di san Giuliano e della Vergine del Rosario.

Audioguida

Bibliografia

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